Il musicista di strada sull'angolo tra via Nomentana e via Nibby non potrà più suonare: disturbo della quiete pubblica
All'angolo tra la Nomentana e via Nibby, da un imprecisato numero di anni si esibisce Victor, il violinista. Suona qualsiasi spartito, da Mozart alla bossanova. Siccome è lì da una vita, conosce tutti gli abitanti del quartiere, e tutti conoscono lui. Sa che alla signora con la Panda gialla piacciono i valzer di Strauss, mentre la ragazzina vuole ascoltare «A te» di Jovanotti. Finita l'esibizione, Victor sorride e non chiede mai nulla.
Il più delle volte l’automobilista non ha monete o non ha tempo. Tanto ripasserà il giorno dopo. Qualcuno gli lascia un fisso settimanale o mensile, tipo abbonamento. Insomma, Victor è diventato una figura di riferimento. Ieri mattina però era irriconoscibile. Non aveva il violino, rimasto dentro la custodia (che un tempo racchiudeva una racchetta da tennis). E non sorrideva, anzi. In lacrime, prendeva congedo dagli abitanti della zona: nei prossimi giorni torna in Romania.
Non può più lavorare. Dice che l’hanno portato in questura, trattenuto dalle 9 del mattino all’una, fotografato e diffidato dal continuare a suonare: disturbo della quiete pubblica. Per carità: la polizia fa il suo mestiere. E nel suo mestiere rientra senz’altro porre un freno all’accattonaggio, che a Roma a volte sconfina nella molestia e nell’estorsione. Ogni giorno assistiamo a scene che ledono la dignità di chi guarda e di chi si mostra. Intervenire è necessario.
Ma i violinisti di strada, quando non sono invadenti (e magari sanno pure suonare), rappresentano davvero l’ultimo dei problemi. C’è un racket? Si combatta il racket. Si colpiscano gli sfruttatori, non gli sfruttati. Tra l’altro Victor non solo dava suono e colore a un angolo di Roma bello ma vuoto, privo di edicole o negozi (sul quale oltretutto incombe una misteriosavilla che si dice appartenere ai servizi segreti, nelle cui prossimità non si può parcheggiare; e se un automobilista si accosta viene cacciato con gli altoparlanti, senza che un’insegna o una targa segnali la presenza di un ufficio pubblico, tipo Cile degli Anni Settanta).
Il violinista era una figura rassicurante. Io stesso, quando non posso accompagnare a scuola mia figlia, nel pensare con un brivido all’attraversamento della Nomentana tra le moto che rombano indisturbate a cento all’ora, del tutto irrazionalmente mi tranquillizzo al pensiero che comunque c’è Victor, e almeno in quel posto lì non può accaderle nulla di male. Senza la musica del violinista, risparmieremmo qualche moneta, ma perderemmo molto di più.